mercoledì 30 dicembre 2015

Cosa ho imparato nel... 2015

Nel 2015 ho imparato…

… che ho sposato una persona eccezionale
… che l'affetto che le persone provano verso di te non viene dai legami di sangue, ma da quelli del cuore
… che cambiare casa non ti fa perdere la vecchia cittadinanza, te ne fa solo guadagnare una nuova
… che il senso di colpa è inutile e ti svuota, perché punisce solamente senza proporre azioni positive
… che se vuoi realizzare qualcosa di bello e grande, non puoi farlo da solo
… che quando cominci a pensare a quale mondo lascerai ai tuoi figli, allora vuol dire che sei veramente cresciuto
… che gli amici li vedi sempre nel momento del bisogno, ma è anche bello vederli in tante altre occasioni
… che alcune persone che hanno segnato tappe importanti della tua vita in passato e attualmente speri ci siano sempre, altrimenti come faresti!
… che decidere di mandare una email, rispondere ad un invito o fare una telefonata può cambiarti la vita
… che vedere un libro col proprio nome sullo scaffale è una soddisfazione
… che vederne 18 e sapere che hanno venduto migliaia di copie è (ancora oggi) incredulità
… che lasciare le vecchie collaborazioni obbliga a rimettersi in discussione e a crescere, e ti fa incontrare persone che ancora ti danno credito
… che i soldi spesi per viaggiare e per leggere sono sempre quelli meglio investiti
… che non potrò mai rispondere alla domanda "cosa farai tra 2 anni?" perché il futuro è un mistero
… che se il Paese va male e tu resti seduto a guardare, non potrai raccontare ai tuoi nipoti di cosa hai provato a fare per cambiarlo
… che viviamo di relazioni, e la prossima evoluzione della specie (oltre al pollice opponibile) dovrà essere migliorare la nostra capacità di comunicare
… che è bello sapere che qualcuno ripone fiducia in te, ma è anche una grande responsabilità
… che avere amici e amiche che diventano padri e madri ti aiuta a capire cosa siano le cose veramente importanti nella vita
… che si può e si deve sempre imparare ad imparare
… che la famiglia non è un diritto a cui fare ricorso ma un dono che va coltivato giorno per giorno
… che come canta Ligabue "sono sempre i sogni a dare forma al mondo", ed è per questo che dobbiamo, qualunque cosa succeda, continuare a sognare.

Buon 2016!

Ps: ripropongo un post del dicembre 2013 con qualche correzione e aggiunta: posso riconfermarne tutti i punti... e alcuni anche di più!


lunedì 7 dicembre 2015

Hell's Teacher - Formatori da incubo

Cosa c’è di sbagliato (e cosa di giusto!) nella nostra formazione: segniamo in agenda un impegno per giovedì 5 maggio 2016.

Abbiamo imparato a conoscere Hell's Kitchen, il programma in cui Gordon Ramsay esplora le cucine americane trovandone gli errori e suggerendo nuove strategie. Cosa c'entra questo con la sicurezza sul lavoro?

Come RSPP, RLS, consulenti o formatori ci troviamo spesso a dover dire ad altri cosa fare, come farlo e perché farlo.

Siamo preparati, determinati, convinti… ma il risultato non si rivela essere quello che ci aspettavamo. Siamo sicuri di fare tutto nel modo corretto o possiamo migliorare? Siamo sicuri di essere sufficientemente efficaci?

Seguiremo un percorso che parte dalla progettazione dell’attività e dalla preparazione delle slide e del materiale didattico, passando per la scelta dell’abbigliamento da indossare e dell’organizzazione della sala in cui si svolgerà il corso. La scelta dei termini, degli strumenti per coinvolgere, la tenuta dell’aula, le tecniche di negoziazione e molti altri “trucchi” del mestiere saranno sperimentati e messi in pratica insieme ai partecipanti durante la giornata.

Un corso che si pone l’obiettivo di essere un aiuto per capire “cosa facciamo male” così da non farlo più, e rinforzare invece “quello che facciamo bene” così da continuare a farlo sempre meglio. Una giornata in cui riempire la nostra “cassetta degli attrezzi del formatore” con nuovi strumenti utili nel lavoro di tutti i giorni.

Il tutto partendo dalla consapevolezza di voler sempre migliorare, per ottenere il risultato desiderato e avere la piena soddisfazione del proprio lavoro.

Il corso è organizzato da Informa con la collaborazione dell'Università di Roma Tre e si terrà in via dell'Acqua Traversa a Roma.

Per informazioni: link

  

giovedì 3 settembre 2015

Perché prima di amministrare devi giocare a Simcity


Perché si impara che l'orografia, le risorse naturali, il suolo e l'ambiente vanno rispettati e ci si deve convivere.
Perché si impara che c'è un bilancio da rispettare, che piacerebbe a tutti avere solo scuole e parchi giochi, ma senza fabbriche e strade la città muore. E che la spazzatura da qualche parte deve finire, non passa Mago Merlino a farla scomparire.
Perché si impara che gli imprevisti capitano: terremoti, inondazioni e siccità pongono dei problemi da risolvere nell'immediato e i "te l'avevo detto" servono poco.
Perché è un gioco e se fai qualche casino basta che esci senza salvare la partita.
Ecco la differenza con il mondo reale: se governi e combini qualche casino non c'è il tasto UNDO.
Ecco perché se ti candidi a governare devi saper dimostrare di saper gestire le crisi, ed ecco perché Simcity è un regalo che farei a chiunque si candidi a governare qualsiasi livello di questo Paese.

giovedì 6 agosto 2015

Quale formazione per l'uso dei trabattelli?


I trabattelli, o ponti mobili su ruote, sono molti utilizzati nei lavori di edilizia e manutenzione. Quale formazione deve avere l'utilizzatore, che spesso si occupa anche del montaggio e dello smontaggio del trabattello stesso?

Nell’organizzazione della formazione in merito all’uso dei trabattelli si possono applicare le stesse considerazioni applicabili alle scale portatili, quindi formazione dell'operatore sui lavori in quota e sul corretto svolgimento di attività da eseguirsi in altezza. Si dovrà però tenere presente che al trabattello si associano anche i rischi collegati al montaggio e smontaggio dello stesso.

Durante il montaggio e smontaggio dei trabattelli si fa uso di DPI anticaduta, si opera su una struttura non ancora completamente “in sicurezza” e diventa quindi importante che l’operatore sia ben addestrato in merito alle azioni da eseguire (e da non eseguire). La formazione dell’operatore che deve lavorare con il trabattello dovrà quindi avere una componente importante relativa alla parte pratica.

Per definire il programma formativo per i lavoratori adibiti all’uso del trabattello si può fare riferimento alla Circolare MLPS 30/2006 in cui, pur facendo ancora riferimento al D.Lgs. 626/94, vengono dati chiarimenti in merito alla formazione degli addetti al montaggio e smontaggio dei trabattelli.

Per quanto riguarda la formazione degli addetti al montaggio, smontaggio o trasformazione dei trabattelli e per la stessa motivazione di cui sopra, si ritiene che il datore di lavoro debba dare attuazione a quanto già previsto dall'art. 38, comma 1, lettera b) del D.Lgs. n. 626/94, tenendo comunque presente, per ciò che riguarda l'addestramento, i contenuti generali di cui al secondo e al quarto punto del modulo pratico dell'Accordo Stato, regioni e province autonome, del 26 gennaio 2006 pubblicato sulla G.U. in data 23 febbraio 2006.

L’Accordo citato dalla circolare è quello relativo “Soggetti formatori, durata, indirizzi e requisiti minimi dei corsi per lavoratori e preposti addetti all’uso di attrezzature di lavoro in quota” oggi contenuto nell’All. XXI del D.Lgs. 81/08 e che contiene anche le indicazioni in merito alla formazione dei lavoratori addetti al montaggio/smontaggio/trasformazione di ponteggi.

Il programma formativo per gli addetti al ponteggio è riassunto nella tabella seguente.
Modulo giuridico-normativo (4 ore)
Legislazione generale di sicurezza in materia di prevenzione infortuni - Analisi dei rischi - Norme di buona tecnica e di buone prassi - Statistiche degli infortuni e delle violazioni delle norme nei cantieri
2 ore
Titolo IV, Capo II limitatamente ai "Lavori in quota" e Titolo IV, Capo I "Cantieri"
2 ore
Modulo tecnico (10 ore)
Piano di montaggio, uso e smontaggio in sicurezza (Pi.M.U.S.), autorizzazione ministeriale, disegno esecutivo, progetto
4 ore
DPI anticaduta: uso, caratteristiche tecniche, manutenzione, durata e conservazione
2 ore
Ancoraggi: tipologie e tecniche
2 ore
Verifiche di sicurezza: primo impianto, periodiche e straordinarie
2 ore
Modulo pratico (14 ore)
Montaggio-smontaggio-trasformazione di ponteggio a tubi e giunti (PTG)
4 ore
Montaggio-smontaggio-trasformazione di ponteggio a telai prefabbricati (PTP)
4 ore
Montaggio-smontaggio-trasformazione di ponteggio a montanti e traversi prefabbricati (PMTP)
4 ore
Elementi di gestione prima emergenza - salvataggio
2 ore
Tab. 1: programma del corso per addetto al ponteggio

Le parti relative all’addestramento degli addetti al ponteggio e che la circolare richiama anche per la formazione degli addetti all’uso del trabattello sono la seconda e la quarta del modulo pratico, quindi:
·             montaggio-smontaggio-trasformazione di ponteggio a telai prefabbricati (PTP)
·             elementi di gestione prima emergenza - salvataggio

Pertanto ad oggi, in mancanza di un corso con durata e contenuti specificati per gli addetti all’uso, al montaggio e allo smontaggio del trabattello, il datore di lavoro nel redigere il programma formativo dovrà: 
  • provvedere alla formazione dei lavoratori in merito ai rischi specifici (tra cui l’esecuzione di lavori in quota)
  • assolvere all’obbligo di addestramento per l’uso di DPI di III categoria, utilizzati anche con il trabattello
  • fornire formazione ai lavoratori sull’uso del ponteggio, sulle istruzioni di montaggio e montaggio
  • addestrare i lavoratori sulle fasi di montaggio e smontaggio conformemente alle indicazioni della Circolare MLPS 30/2006

Un piano formativo che tenga conto di queste indicazioni e che si rivolga agli addetti all’uso dei trabattelli potrebbe quindi essere il seguente:

Modulo giuridico - normativo
·             Legislazione generale di sicurezza in materia di prevenzione infortuni
·             Analisi dei rischi
·             Norme di buona tecnica e di buone prassi
·             Statistiche degli infortuni e delle violazioni delle norme nei cantieri
·             Titolo IV, Capo II limitatamente ai "Lavori in quota" e Titolo IV, Capo I "Cantieri"
Modulo tecnico
·             DPI anticaduta: uso, caratteristiche tecniche, manutenzione, durata e conservazione
·             Ancoraggi: tipologie e tecniche
Modulo addestramento
·             Come indossare l’imbracatura e i DPI
·             Impiego del sistema anticaduta
·             Montaggio-smontaggio-trasformazione di ponteggio a telai prefabbricati (PTP)
·             Elementi di gestione prima emergenza - salvataggio


La durata della formazione proposta può essere decisa dal datore di lavoro, dopo aver sentito il parere del SPP e dell’RLS (come prescritto dagli articoli 33 e 50 del D.Lgs. 81/08).

Dove è possibile trovare supporto per svolgere questa formazione? Un attimo di pazienza... a presto  qualche novità!

Ulteriori approfondimenti su "Guida ai lavori in quota", EPC Editore

martedì 21 luglio 2015

Oggi ho affidato la mia vita a Giacomo e Martin

Giacomo e Martin sono i due piloti del volo di questo pomeriggio. Sarà che si tratta di una trasferta di lavoro senza particolare interesse o che sto viaggiando da solo a differenza di altre volte, ma dopo la tradizionale dimostrazione di sicurezza mi trovo a riflettere: oggi sto affidando la mia vita a due persone di cui conosco solo i nomi.
Per arrivare in aeroporto ho guidato a 130 km/h quasi 18 quintali di acciaio e alluminio appoggiati a terra per mezzo di 16 bulloni che Mirko, il mio gommista, aveva serrato un paio di mesi fa. 
Martedì, partecipando a una piccola gara podistica di provincia, ho conosciuto i 3 ragazzi volontari che dalla loro ambulanza vigilavano su noi corridori, pronti a soccorrere anche me in caso mi fossi sentito male.
Quante volte in una giornata affidiamo la nostra vita e la nostra salute a qualche estraneo?
L'albergo in cui dormirò stasera avrà attuato le profilassi per la legionella e seguirà i protocolli per l'igiene degli alimenti? Gli estintori saranno carichi? L'impianto di messa a terra verificato ed efficiente?
Nella mia professione, mi occupo di sicurezza sul lavoro, mi scontro spesso con l'esigenza di ridurre i costi, di risparmiare. Vogliamo di più con meno... ma siamo sicuri che si possa fare mantenendo alti gli standard di sicurezza e salute?
Non ho la risposta, ma uno spunto di riflessione per noi consumatori sì: ragioniamoci più spesso su quanto affidiamo la nostra vita e la nostra salute a perfetti sconosciuti e che l'unica protezione che abbiamo è, oltre al loro buonsenso, il loro rispetto di regole e norme.
Chi non le rispetta gioca con la nostra vita, che si tratti di uova avariate o di calcestruzzo  inadeguato poco cambia.
Scendendo dall'aereo ho ringraziato con un sorriso Giacomo e Martin, che non hanno ricambiato. Sicuramente non mi hanno visto, indaffarati come erano dietro quelle piccole finestre del loro Boeing da cui scrutano il cielo. Non importa, io oggi ho affidato a loro la mia vita, e la miglior riconoscenza che posso mostrare per il loro buon lavoro è nel fare lo stesso con chi mi affiderà la sua.

lunedì 13 luglio 2015

La Grecia e le proporzioni

Due note per chi parla di Grecia in questi giorni (cioè quasi tutti...).
Regione Lombardia 10 milioni di abitanti e 337 miliardi di euro di PIL. 
Grecia 11 milioni di abitanti e 273 miliardi di dollari di PIL. 
Ecco forse pensare di prestare 50 miliardi di euro alla Lombardia rende un po' di più l'idea...
In pratica se ragionassimo col principio dei millesimi della riunione condominiale per l'UE Maroni conterebbe un po' più di Tsipras.

giovedì 2 luglio 2015

Se per scrivere basta una penna (o una tastiera)

La lettura è una gioia: quelle parole che scorrono davanti ai nostri occhi richiamano pensieri, immagini, suoni e certe volte anche profumi e sapori. Provate a guardarvi intorno e, se c'è qualcuno, osservatelo. Quella ragazza estrae il cellulare, legge un messaggio... sorride: è il suo amore che le scrive. Quell'uomo legge la pagina economica del quotidiano e cambia espressione più approfondisce la lettura: i suoi risparmi sono in quel fondo che ora ha dei problemi. Una signora arriva trafelata alla fermata dell'autobus, l'espressione in viso è ansiosa, ma poi legge l'orario e diventa triste: arriverà a casa con un'ora di ritardo.

La lettura provoca a tutti noi delle reazioni, ecco perché leggere qualcosa di scritto male ci toglie il piacere stesso di leggere. Scrivere male, a mio parere, dovrebbe essere paragonato a un reato contro la persona.
Preciso che il mio è un ragionamento esclusivamente in termini di stile e di sintassi e non di contenuti. Se ti piacciono i romanzi rosa o i polizieschi, se ti devo raccontare la strage dei migranti o il festival di Cannes userò espressioni e toni diversi. Appare ovvio che non posso farne una questione di contenuto. Mi limito a dire, anzi a pregare: se scrivete, scrivete bene, noi lettori ve ne saremo immensamente grati.

Prendo spunto da un articolo letto su un quotidiano on-line. Non voglio alimentare flame o discussioni che ci sposterebbero dal punto centrale: non discuto dei contenuti ma dello stile. Ecco perché non do i riferimenti al testo e ho modificato alcuni dati riferibili a fatti/eventi/persone. Segnalo solo che quello che cito non è un articolo tratto da un blog o da un sito ma da un quotidiano online che, a quanto leggo, è registrato presso il tribunale come testata giornalistica. Quindi nel mio ipotetico reato di "mala scrittura" ci sarebbe, in questo caso, la base per una seria aggravante.
Giorno data mese, ore XX.XX. La sede è, il palazzo del Turismo, alias Palazzo Todeschini, il colpo d’occhio sul porto vecchio pure, speriamo che i contenuti siano all’altezza. Questi i primi pensieri che chi scrive ha sviluppato nell’arrivare a Desenzano del Garda alla prima uscita ufficiale dell’associazione “ABC”. 
Inizio a leggere il primo periodo e già mi fermo... avrò il coraggio di continuare? Alcuni spunti nel seguito.


1) Il termine alias significa "cioè, ovvero; altrimenti detto" e l'esempio che un dizionario riporta è "Michelangelo Merisi alias il Caravaggio". E' il soprannome a essere l'alias, non il nome. Per intenderci è "Gennaro Gattuso alias Ringhio" e non il contrario.  Quindi la fase avrebbe dovuto essere "La sede è il palazzo Todeschini, alias palazzo del Turismo", visto che prima di avere la destinazione d'uso che noi conosciamo oggi quella era la casa comunale progettata dall'architetto Giulio Todeschini. Il motivo per cui la P di palazzo sia prima maiuscola e poi minuscola non è dato saperlo, ma soprassediamo.

2) La punteggiatura non si mette a caso come il cacio sulla pasta. La virgola è tipica di scritti che richiedono una certa elaborazione e compostezza compositiva ma è ignorata o evitata quasi del tutto nella scrittura online: come mai? Non lo dico io ma Mortara Garavelli che tra l'altro fornisce alcuni suggerimenti su come utilizzare meglio questo segnetto che rende armoniosa o saltellante la lettura a seconda della sua posizione. 


3) Rileggete, rileggete, rileggete. Nella seconda frase c'è un pure che non si capisce da dove spunti. Pure cosa? La vista pure? Il panorama pure? La sala pure? Non è dato saperlo, di sicuro l'autore poteva pure rileggere la frase prima di pubblicare l'articolo.

4) Siate coerenti. Il resto dell'articolo, per chi lo leggesse, apparirebbe un po' come il racconto della rivelazione della Madonna ai pastorelli, con l'esaltazione dei relatori e dei contenuti trattati. Come ho detto non entro nel merito, mi serviva solo trasmettere l'atmosfera per preparare il lettore all'incipit "speriamo che i contenuti siano all'altezza". A parte che... all'altezza di cosa? Del Palazzo del Turismo o del colpo d'occhio sul porto vecchio? (Segnalo che ogni desenzanese scriverebbe Porto Vecchio, con le iniziali in maiuscolo, ma concediamo la svista ai non nativi). Leggendo questo incipit io mi preparerei a un disastro, a un convegno mediocre, e se mi fermassi a leggere l'articolo al primo periodo (anche su invito degli errori e della scarsa scorrevolezza delle due righe precedenti) nella mia mente avrei archiviato l'evento XXX come un fallimento. Non mi pare però, leggendo nel seguito, che chi abbia scritto l'articolo avesse queste intenzioni: voleva invece trasmettere l'idea di un evento di successo, positivo e degno di memoria. 

Proviamo a correggere? Senza sconvolgere troppo il testo, ovviamente (e quindi non come lo avrei scritto io per intenderci, perché per esempio a me questa parte dei contenuti all'altezza proprio non piace...).
Giorno data mese, ore XX.XX. La sede è il Palazzo Todeschini, alias Palazzo del Turismo, a cui si accede con un incantevole colpo d’occhio sul Porto Vecchio. Il primo pensiero di chi scrive, raggiungendo un'ambientazione così accogliente e suggestiva, è che la conferenza non potrà che avere dei contenuti all’altezza. Questo evento coincide con la prima uscita ufficiale dell’associazione “ABC”. 
Questa proposta non ha pretesa di perfezione, ma credo si noti un certo miglioramento e una maggior scorrevolezza. Farò lo stesso lavoro anche per i 5 periodi successivi? Assolutamente no... ho già un altro lavoro, ma sono disponibile come revisore se può servire!

Consiglio però la lettura piacevole di "Stile stupendo", un breve articolo di Beppe Severgnini che contiene alcuni consigli utili da conoscere prima di prendere in mano la penna o di digitare sulla tastiera.

P.s.: prevengo l'obiezione della "svista", dell''"errore", ecc. Sbagliare è umano, nessuno è perfetto, e ci può stare. Ecco perché rileggere aiuta e far rileggere (ad altri) aiuta ancora di più! Errare è umano, ma inanellare sviste, errori, costruzioni sintattiche degne del cubismo e pubblicare comunque il testo di certo non può che essere estremamente diabolico. 

Link: citazione di Mortara Garavelli



mercoledì 24 giugno 2015

I datori di lavoro e la sicurezza


Gli obblighi, i divieti, le incombenze e le mille preoccupazioni di un datore di lavoro in certi casi diventano ingestibili. Con questo libro-corso abbiamo raccolto la nostra esperienza professionale e formativa per rendere comprensibili e di facile applicazione concetti e incombenze che, in molti casi, sono proposti come distanti dalla realtà ma che invece sono concreti e quotidiani.
Buon corso e buon lavoro!

venerdì 12 giugno 2015

La trappola della citazione

Chi si occupa di marketing si guadagna da vivere con la comunicazione, o almeno così credevo fino a pochi giorni fa quando mi sono imbattuto in un sito di un'agenzia di marketing che riportava, tra gli altri, questo testo:
L'unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai. Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare, non fermarti, come capita per le faccende di cuore, saprai di averlo trovato non appena ce l'avrai davanti. E, come le grandi storie d'amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continua a cercare finché non lo troverai. Non accontentarti. Sii affamato. Sii folle.
La prima fase mi ha fatto fischiare le orecchie. Sarebbe stata forse più scorrevole "l'unico modo per fare un ottimo lavoro" oppure forse anche meglio con "amare quello che fai è l'unico modo per fare un ottimo lavoro". Continuando la lettura arrivo alla chiusa: sii affamato e sii folle. Qui mi si accende subito la spia "c'è puzza di citazione di Jobs". Venuto il dubbio... due clic su Google e scopro che tutto il periodo è preso da una citazione del famoso discorso di Jobs alla Stanford tradotto da un sito di aforismi (se non da questo da uno dei tanti che riporta medesima dizione e punteggiatura).
Dal medesimo sito (o equivalente) deriva il ritaglio di parti diverse e slegate del discorso originale e anche l'infelice traduzione dell'espressione originale "and the only way to do great work is to love what you do" che si legge può leggere nella trascrizione del discorso.

Faccio quindi due considerazioni: la prima è etica, la seconda strategica.

Da autore ritengo ingiusto (oltre che illegale, ma principalmente lo ritengo ingiusto) attribuirsi il merito di testi o contenuti creati da altri. Se non ho nulla da aggiungere a quello che hai già detto o fatto tu, o se non sono in grado di dirlo o farlo così bene, lo dichiaro. Ti cito, ti virgoletto, ti menziono, magari dopo avertelo chiesto se è necessario. Il primo "furto" l'ho subito da una tesista che ha copiato un capitolo intero della mia tesi e, oltre a non avermelo chiesto, non mi ha nemmeno citato in bibliografia. Sono passati un po' di anni e spero abbia imparato che non ci deve vergognare nel riconoscere che qualcuno ha fatto qualcosa che può esserti utile e farti risparmiare tempo, ma è corretto chiedere il permesso di usarlo. Se poi questo qualcuno da cui attingi si chiama Steve Jobs, non credo nemmeno ci sia da proporre un confronto per sapere chi abbia maggior merito.

Sulla strategia comunicativa ritengo penalizzante per una compagnia di marketing di respiro internazionale (come in effetti si presenta quella da cui ho tratto la citazione) proporre una traduzione grossolana di un testo inglese. Avrei apprezzato leggere le frasi di Jobs in lingua originale, o al più con una traduzione piacevole piuttosto che con una scopiazzata da un sito di aforismi (ovviamente sempre con le virgolette e con indicata la paternità del testo).
Del resto navigando nello stesso sito ho trovato anche questo...
Abbiamo... [segue elenco dei titoli accademici], decine di clienti nuovi ogni anno.
Troveremo una soluzione anche per voi...
Ecco qui mi sono sentito definitivamente sentito mancare... ma magari ne scriverò in un'altra occasione.

Nota: altri siti propongono traduzioni alternative e più "piacevoli" del testo di Jobs, come per esempio questa: "E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate".

domenica 17 maggio 2015

Socrate e i tre setacci

Nell'antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:

- Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?

- Un momento - rispose Socrate. - Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.

- I tre setacci?

- Ma sì, - continuò Socrate. - Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?

- No… ne ho solo sentito parlare…

- Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?

- Ah no! Al contrario

- Dunque, - continuò Socrate, - vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell'utilità. E’ utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?

- No, davvero.

- Allora, - concluse Socrate, - quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?

mercoledì 15 aprile 2015

Se basta il "fai da te"

A cosa serve l'ingegnere se ti puoi arrangiare da solo?


Ps: non è una gru a bandiera, è solo un gancio fisso a funzionamento manuale per cui davvero non mi spiegavo il sistema a mensola... e la domanda ha messo in crisi chi l'ha realizzato perché alla fine non lo sapeva neanche lui perchè l'avesse fatto così!

lunedì 30 marzo 2015

5000!

Superata la boa delle 5000 copie vendute, in questi due anni, della mia collana sulla formazione. Da gennaio 2013 a dicembre 2014 sono state in totale 5295. Una soddisfazione, e un incentivo per il 2015. Buona lettura...!

venerdì 27 marzo 2015

Quando invece di stare in silenzio...

... si decide di dare spettacolo: Santanchè, il Giornale e Beppe Grillo.
Bastava poco per rispettare i 144 passeggeri e i 6 membri dell'equipaggio coinvolti nel disastro: il silenzio.



lunedì 2 marzo 2015

Riempite i cuori e non le piazze: FLI due anni dopo

(Quasi) due anni fa scrivevo queste riflessioni dopo la sconfitta elettorale subita da FLI, l'unico partito in cui abbia mai militato, per cui abbia mai preso posizione e in cui ci abbia messo la faccia.
Le ho rilette e sono contento di affermare che se le scrivessi ora, le parole sarebbero le stesse.
"Una traversata nel deserto", per citare Gianfranco Fini, che però non ha portato all'agognata Terra Promessa, per citare me stesso e chiudere la metafora biblica raccontata nell'Esodo.
Cosa è successo in questi due anni? Bolla 5Stelle, caos Bersani, governo Letta, governo Renzi, Salvini candidato come "capitano" della destra, Forza Italia che litiga, il Paese che arranca, la paura dell'altro (musulmano, immigrato, gay, avversario dell'altra squadra o dell'altro condominio, ormai non ci sono più distinzioni e criteri).
Risentire oggi quello che che sostiene Fini (per esempio a DiMartedì della settimana scorsa) mi fa capire come il tempo in questi 730 giorni si sia fermato: la destra non ha bisogno di un leader ma di un progetto. Lasciando da parte le beghe da cortile di palazzo di periferia (tu Montecarlo, io le Olgettine, tu vali 0virgola e io 10%, eccetera eccetera) che non portano a nulla, dobbiamo ammettere che a destra siamo rimasti immobili. 
Ecco cosa invidio agli amici del PD: hanno avuto un progetto (un sogno, un miraggio, chiamatelo come volete) raccontato da un signore che si chiama Matteo Renzi e stanno lavorando per costruirlo (o per abbatterlo, dipende da che lato del PD si trovino).
E noi? Gli ebrei hanno vagato per 40 anni nel deserto, e hanno resistito così tanto solo perché sapevano che li aspettava un paese dove "scorrevano latte e miele". Avevano la visione, proprio quella che manca a noi oggi.
La destra è allo sbando non perché le manchi un leader credibile, ma perché le manca un progetto in cui credere. Il progetto non può essere "contro" qualcosa (l'Europa, lo straniero, il gay che vuole sposarsi, e 1000 altre cose). Deve essere un progetto da costruire insieme e non un nemico da distruggere. Perché il rischio dei gruppi nati "contro" qualcuno è che, una volta sconfitto il male, il gruppo si sfaldi. Il gruppo nato attorno a un progetto invece una volta che ha costruito una grande cosa insieme sarà entusiasta di realizzarne un'altra, sempre insieme, e magari ancora più grande. Oggi più che mai abbiamo bisogno che ad essere riempiti siano i cuori che battono e non le piazze che urlano.

Che stai facendo? Lavoro



Che stai facendo? Lavoro. 
Che cosa cerchi? L'oro. 
Hai uno scopo? Credo. 
Dove ti trovi? In Italia. 
E come vivi? Suono. 
Di dove sei? Toscano. 
Qual è il tuo aspetto? Meno sereno di un tempo, ma non per questo stanco. 
A cosa pensi? Al deserto. 
Qual è il tuo impegno? Immenso. 
Ed il tuo tempo? Denso. 
CHe risultati hai? Alti e bassi. 
CHe risultati hai? Alti e bassi. 
Rido di me, di te, di tutto ciò che di mortale c'è e che mi piace 

Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 

Come va il mondo? Male. 
Come va il mondo? Bene. 
Come va il mondo? Male. 
Come va il mondo? Bene. 
Rido di me, di te, di tutto ciò che di mortale c'è e che mi piace 

Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 

Che cosa fai? Vivo. 
Quando sei in forma? Scrivo. 
Innamorato? Credo. 
E lei ti ama? A suo modo. 
Come va il mondo? Male. 
Come va il mondo? Bene. 
Che dice il cielo? Tuona. 
E la chitarra...suona!!! 
Sei felice? A volte. 
Hai distrazioni? Molte. 
E la salute? Buona. 
E la chitarra...suona!!! 

Cosa ti piace? Viaggiare. 
Tra il dire e il fare? Il mare. 
Cosa ti piace? Viaggiare. 
Tra il dire e il fare? Il mare. 
Cosa ti piace? Viaggiare. 
Tra il dire e il fare? Il mare. 
Cosa ti piace? Viaggiare. 
Tra il dire e il fare? Il mare 

Rido di me, di te, di tutto ciò che di mortale c'è e che mi piace 
Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 
Tanto tanto tanto tanto tanto 

sei felice? quanto quanto quanto tanto tanto tanto tanto.. 
qual'è il tuo impegno? quanto quanto quanto tanto tanto tanto tanto.. 
innamorato? quanto quanto quanto tanto tanto tanto tanto.. 
come và il mondo? quanto quanto quanto tanto tanto tanto tanto..

domenica 1 marzo 2015

Commerciante: lo stai facendo male

Il commercio e gli acquisti sono in crisi. Colpa della crisi? Non sempre, come in questo caso... Customer care questa sconosciuta!

giovedì 26 febbraio 2015

Gestire il cambiamento

Il cambiamento piace a tutti. Un vestito nuovo, un piatto nuovo, un libro nuovo sono aspetti della vita che ci fanno piacere. A volte lavoriamo e risparmiamo (tempo e denaro) per quella cosa nuova che tanto desideriamo (che può essere anche immateriale come un viaggio, un concerto o una pedalata in bicicletta). Ma esistono anche cambiamenti che non ci piacciono: il licenziamento, una delusione amorosa, una perdita. Nessuno che gioirebbe per una promozione gioirebbe anche per un licenziamento, eppure sono entrambe forme di cambiamento.

La reazione al cambiamento varia però da situazione a situazione e da persona a persona ed è influenzata da tanti elementi. Noi conosciamo i nostri limiti, e sappiamo in qualche modo gestirci. Un lavoro difficile lo affrontiamo invece quando dobbiamo gestire il cambiamento che interessa altri. A volte diamo loro la colpa di una scarsa ricettività al miglioramento, quindi il lato buono del cambiamento, che abbiamo imposto. Il cambiamento che per alcuni può essere rapido e indolore per altri può rivelarsi fonte di stress. 

Pensiamo a quando è stato introdotto l’euro in sostituzione della lira: quanto tempo era necessario inizialmente per riconoscere le nuove monetine al momento di dover pagare un caffè al bar? Ora la stessa attività ci viene facile, ma solo perché si è acquisita dimestichezza con la moneta in circolazione, ma a suo tempo per molti è stato un vero e proprio stress gestire la nuova valuta.

Si traporti l’esempio nella realtà aziendale: per il lavoratore di una certa età, che ha imparato a usare il computer e i programmi installati con difficoltà e impiegando del tempo, la semplice sostituzione del software per la gestione della posta elettronica può costituire una fonte di disagio. E se da quel lavoratore, nel periodo in cui sta ancora apprendendo l’uso del nuovo software, si pretendesse la stessa rapidità di esecuzione del lavoro che aveva utilizzando il vecchio programma non si andrebbe ad aumentare ulteriormente il suo stress rischiando anche di fargli commettere errori nell’invio di qualche email?

L’esempio appena illustrato, che può sembrare banale, rappresenta una realtà purtroppo presente in molte aziende e di cui si tiene scarsamente conto. Vi siete mai trovati in una situazione simile? L'abbiamo liquidata forse con una critica alle capacità del nostri collaboratore? Non era forse meglio gestire il cambiamento con una formazione mirata e una transizione il più indolore possibile? 

Se dovesse capitarci un altro fatto come quello dell'esempio, pensiamo a quando contavamo le monetine di euro per il caffè e a come siamo diventati bravi e rapidi ora: essere positivi è il primo passo per affrontare anche il più grande dei problemi. Impariamo a gestire, e non a subire, il cambiamento.

martedì 17 febbraio 2015

Comunicazione e sicurezza - lezione 3

Come si possono correggere comportamenti errati in maniera efficace? 

Innanzi tutto si noti la formulazione della domanda: noi preposti dobbiamo correggere comportamenti errati e non criticare le persone che li hanno commessi. La critica è rivolta alla persona, la correzione è rivolta al comportamento. “Tu non capisci” è una critica rivolta alla persona, “Questo lavoro è sbagliato” è invece una frase riferita al compito svolto. La critica rivolta alla persona mette in condizione di concludere “io sono fatto in modo sbagliato”. La correzione di un comportamento invece sortisce l’effetto contrario, e il destinatario sarà portato a dire “posso migliorare!”. Nessuno apprezza le critiche, mentre potrebbe essere più disposto ad accettare correzioni di azioni sbagliate. Gli esperti del settore suggeriscono di adottare la tecnica del sandwich, che si compone di tre fasi come un sandwich è composto da tre strati: pane, ripieno e altro pane. I tre passaggi della correzione efficace sono:
1. APPROVAZIONE
2. CORREZIONE
3. APPROVAZIONE

Come possono essere sviluppate queste tre fasi?
Iniziando con un messaggio di approvazione per il lavoro svolto mettiamo in evidenza che la persona a cui ci rivolgiamo è comunque una risorsa capace e importante per l’azienda. Correggiamo poi il comportamento errato, dando indicazioni su quale sia quello corretto da tenere e non solo annotando quanto ci sia di negativo. Il preposto, in virtù delle sue competenze professionali, deve essere capace di mostrare il modo corretto di operare. Infine concludere con una frase di approvazione che fornisca uno spunto positivo e inviti all’azione e non alla passività.

Una frase del tipo “hai sbagliato tutti i pezzi” non è efficace. Prima di tutto, i pezzi sbagliati non possono essere tutti. Saranno il 10%, il 30%, il 50%? Di certo non sono tutti, anche se sono tanti. Inoltre alla persona cui ci rivolgiamo e alla nostra azienda non serve solo sapere che ha sbagliato a produrre dei pezzi, ma serve piuttosto sapere come produrre pezzi in modo corretto!

“Alcuni dei pezzi che hai realizzato non sono corretti, sono sicuro che se seguirai questa procedura d’ora in poi li realizzerai tutti in modo corretto” vuol dire la stessa cosa ma suscita una reazione del tutto diversa e non demoralizza il nostro interlocutore.

Abbiamo affrontato alcuni semplici e basilari temi che possono rendere più efficace la nostra comunicazione, e abbiamo sperimentato come sia vero che una comunicazione efficace massimizzi gli effetti delle situazioni positive e minimizzi quelli delle situazioni negative. Proviamo ad applicare, se già non lo facciamo, alcuni di questi consigli e monitoriamone l’effetto: abbiamo notato un miglioramento, anche piccolo? Come disse lo scrittore Mark Twain “il segreto per andare avanti è iniziare”. E allora iniziamo!


domenica 15 febbraio 2015

Comunicazione e sicurezza - lezione 2

Dobbiamo individuare i tre assiomi della comunicazione, ovvero:
1) “Non si può non comunicare” Ogni comportamento è comunicazione
2) “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione” L'aspetto di relazione classifica l'aspetto di contenuto
3) “Si comunica a livello verbale para-verbale e non-verbale” L’aspetto di contenuto è rappresentato principalmente dal livello verbale, l’aspetto di relazione è veicolato principalmente dai livelli paraverbali e non verbali

Partiamo dal primo assioma: ogni comportamento è comunicazione. Il bambino che si rintana nell’angolo in silenzio sta comunicando che non si sente apprezzato dal gruppo, anche se non apre bocca comunque sta mandando un messaggio. Il preposto che non richiama un collega che viola un’evidente regola di sicurezza (per esempio non indossa un DPI prescritto) sta mandando un messaggio a quel collega e a tutti gli altri: “non ritengo importante che si utilizzino i DPI”. Magari non è quello che il preposto pensa davvero, ma è quello che gli altri capiscono. Ogni comportamento è comunicazione e anche non comportarsi è una comunicazione, spesso una comunicazione negativa.

Il secondo assioma ci ricorda che ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto (quello che diciamo) e uno di relazione (come lo diciamo). È importante che i due aspetti siano in sintonia. Una madre chiama il proprio figlio dicendogli “vieni qui” e allargando le braccia e mostrando un volto sorridente. Un poliziotto insegue un ladro in fuga dicendogli “vieni qui”, ma di sicuro non con fare sorridente e amichevole. L’aspetto di contenuto è lo stesso in entrambi i casi, ma l’aspetto di relazione modifica il significato del messaggio. Così in azienda quando vengono date istruzioni e procedure si deve sempre stare molto attenti che contenuto e relazione siano coerenti. Possiamo obbligare i nostri colleghi a utilizzare i DPI obbligatori se noi preposti, mentre li riprendiamo perché non li indossano, non li indossiamo a nostra volta? L’aspetto di contenuto potrebbe essere “indossa le scarpe antinfortunistiche” ma l’aspetto di relazione, se noi non le indossiamo, potrebbe invece far passare il messaggio contrario. L’esempio nel rispetto delle regole e delle procedure è un’arma importante per il preposto che vuole essere ascoltato e considerato come un soggetto autorevole in materia di sicurezza.

Infine il terzo assioma ci ricorda che si comunica con le parole (linguaggio verbale) ma anche e soprattutto con linguaggio paraverbale (come parliamo) e non verbale (i gesti e le espressioni del viso). A seconda della nostra provenienza culturale potremmo essere portati a gesticolare in modo più o meno ampio e a rivolgerci agli altri in determinati modi o con toni della voce molto alti o molto bassi. È importante, se vogliamo migliorare la nostra comunicazione, che prestiamo attenzione a questi aspetti. Siamo nelle condizioni di dover correggere un lavoratore che sta commettendo una violazione delle regole di sicurezza? Evitiamo urla e strilli davanti al gruppo, ma rivolgiamoci a lui personalmente, risparmiandoci battute o commenti che non sono necessari perché non aggiungono nulla al messaggio che vogliamo dare e in più potrebbero avere effetti controproducenti. Il lavoratore oggetto di aperta critica davanti ad altri potrebbe non ascoltare nemmeno quello che abbiamo da dirgli, ma semplicemente pensare alla brutta figura che sta facendo. Non era ovviamente nostra intenzione, ma una condizione di questo tipo è negativa e deve essere evitata.

Come si possono correggere comportamenti errati in maniera efficace?

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giovedì 12 febbraio 2015

Comunicazione e sicurezza - lezione 1

Nella mia attività editoriale e di formazione mi trovo spesso a parlare di comunicazione efficace non al classico uditorio di commerciali o manager, ma a preposti, dirigenti e datori di lavoro che spesso non hanno mai affrontato questi argomenti in ambito professionale perché non ne hanno mai sentito il bisogno. Dovendo riordinare le idee per un progetto ho pensato di pubblicare in 3 parti un estratto che affronta le tecniche di comunicazione efficace per il preposto (il capo-cantiere, capo-turno, capo-reparto, ecc). Un punto di vista diverso, finalizzato non alla vendita di un prodotto ma all'acquisizione di competenze e di sensibilità in materia di sicurezza e salute sul lavoro. Buona lettura!


Perché parlare di comunicazione in un corso per preposti? Abbiamo appena finito di analizzare obblighi, compiti e responsabilità che competono alla figura del preposto e tutto quanto visto finora ci ha portati a concludere come il suo ruolo sia fondato su aspetti relazionali. Correggere comportamenti errati, chiedere il rispetto di determinate regole e segnalare ai superiori le violazioni dei colleghi può non essere facile soprattutto in ambienti in cui il rapporto umano potrebbe portare a essere indulgenti (con se stessi e con gli altri). La comunicazione errata potrebbe addirittura portare a scaldare gli animi e inasprire i rapporti tra colleghi, ed è proprio quello che vorremmo evitare promuovendo un’atmosfera cordiale e serena sul luogo di lavoro.

Concentriamoci allora su alcuni punti che possono aiutarci a migliorare la nostra comunicazione, perché non dimentichiamo che la comunicazione efficace è in grado di minimizzare gli effetti di una situazione critica e massimizzare i benefici di una situazione positiva. Sia che si tratti di eventi piacevoli o spiacevoli la comunicazione efficace si rivelerà essere in ogni caso un ottimo strumento.

La comunicazione si svolge sempre tra un emittente e uno o più riceventi. Come il lanciatore che tira la palla al ricevitore, così l’emittente invia un messaggio, che ha un contenuto proprio, al ricevente. L’ambiente in cui si svolge questo scambio si chiama contesto. Ovviamente i ruoli si possono scambiare, infatti chi era ricevente può diventare poi emittente e così via durante tutta la conversazione. Il messaggio è un codice e come tutti i codici deve essere codificato dall’emittente e decodificato dal ricevente. Forse ci è capitato ancora di assistere a una conversazione tra due persone che parlavano tra di loro in una lingua a noi sconosciuta. Noi, da ascoltatori e quindi da riceventi, non eravamo in grado di comprendere nulla di quel messaggio. Forse intuivamo qualcosa dai gesti e dalle espressioni, ma il senso del messaggio e i dettagli ci sfuggivano. Dove era il problema? Forse quella persona non si esprimeva bene nel suo linguaggio? Non si direbbe visto che il suo interlocutore sembrava comprendere benissimo il discorso. Il problema era nella nostra incapacità di decodificare il loro messaggio, il loro codice. Molto spesso noi ci esprimiamo con il nostro codice, che viene quindi codificato nella nostra mente, e ci aspettiamo che il nostro interlocutore lo decodifichi nello stesso modo. Non sempre accade, e quando ci sono incomprensioni non dobbiamo in maniera sbrigativa attribuire le colpe al nostro ricevente. Se la palla non viene presa dal ricevitore, forse potrebbe essere che noi l’abbiamo lanciata male? Poniamoci allora la domanda “avrò comunicato bene?” e riproviamo: lancio migliore, presa certa. Miglioriamo la nostra comunicazione e miglioreremo la comprensione che le persone avranno di noi e di quello che vogliamo dire loro.

Dobbiamo individuare i tre assiomi della comunicazione, ovvero:

1) “Non si può non comunicare” Ogni comportamento è comunicazione

2) “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione” L'aspetto di relazione classifica l'aspetto di contenuto

3) “Si comunica a livello verbale para-verbale e non-verbale” L’aspetto di contenuto è rappresentato principalmente dal livello verbale, l’aspetto di relazione è veicolato principalmente dai livelli paraverbali e non verbali

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giovedì 8 gennaio 2015

Tg che non sanno cosa dicono, parte 2

Avevo scritto su Facebook di come qualche giorno fa i Tg (e anche qualche politico) non sapessero che a cedere era stato il terreno della rampa e non il cavalcavia del ponte Scorciavacche.
Stasera la seconda parte: in un asilo, dicono al Tg1, cade l'intonaco dal soffitto di una classe con evidente allarme ed evacuazione. E quindi? Guardate le foto, a me non pare proprio un distacco di intonaco ma piuttosto di porzione di "pignatte", come sono anche detti blocchi di alleggerimento.
Se intonaco significa "sottile strato di malta con cui si ricopre una superficie muraria per darle uniformità prima di applicarvi tinte, tappezzerie ecc." (definizione dal dizionario di Corriere.it), quello non pare proprio essere intonaco!
Perché queste precisazioni? Per fare accademia? No, solo per riflettere.
Per riflettere sul fatto che come ci sentiamo dare notizie errate o imprecise sui temi dell'edilizia e delle costruzioni (magari alcune persone non addette ai lavori senza nemmeno saperlo), per analogia immagino cosa altro ci sentiamo dire di impreciso ed errato in temi come la medicina, l'economia, la politica. Non mi riferisco a notizie falsate o corrotte per interessi di parte, ma a leggerezze, imprecisioni, scorrettezze che potrebbero essere evitate con un minimo di ricerca e approfondimento. E purtroppo è un vero peccato perché gli strumenti ci sono, e basterebbe poco per dare notizie e informazioni di qualità.