La situazione in Italia
Quasi metà della popolazione in Italia vive in zone sismiche 1 e 2
L’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD) del
Ministero per i beni e le attività culturali ha censito circa 22.000 centri
storici diffusi sul territorio.
Per quanto riguarda l'epoca di fondazione dei centri
storici catalogati, circa il 30% risale ad epoca romana e pre-romana, più del
50% all'epoca medievale (tra il IX e il XIV secolo) e il
restante 20% al Rinascimento ed epoche successive.
Circa la metà di tali centri è localizzata in prima e
seconda zona sismica.
L'aspetto "positivo", se così possiamo chiamarlo, è che se si attuerà l'obbligo delle assicurazioni private queste vorranno entrare nel merito delle tecniche costruttive e della sicurezza intrinseca della struttura da assicurare.
L'effetto delle assicurazioni private nell'analisi della vulnerabilità
Con la prassi ormani consolidata per esempio in California, l'assicuratore ti chiede "Hai costruito la tua casa che è più sicura sismicamente di quella del tuo vicino di un 20%? Bravo, tu spenderai un 20% in meno di assicurazione rispetto a lui".
Ad oggi cosa succede invece: le norme ci sono, ma spesso costruttori e tecnici conniventi per risparmiare non le rispettano, gli organi di controllo statali sono pressochè assenti, e il privato cittadino non sa cosa compra. Salvo poi, in caso di disastro, aspettare che lo Stato intervenga sperando non ci siano state vittime.
Ovviamente vanno fatti i dovuti distinguo tra edifici nuovi e storici (che sono la maggioranza, vedi grafico sotto), però dobbiamo tenere conto che una normativa sismica "moderna" noi ce l'abbiamo almeno dal 1996 (la prima classificazione sismica è del 1984).
La "proposta"
Io e l'amico Wex avevamo fatto questa proposta, che a molti era suonata offensiva, ma per noi era profondamente giusta: a seguito di un crollo per sisma si verifica come è stata progettata e realizzata la costruzione. Se si riconoscono responsabilità nel progettista o nell'impresa o in un concorso di entrambe, saranno loro (o le loro assicurazioni) a risarcire il danno causato per la loro imperizia o, speriamo non sia mai così, dolo.
Se invece progettista e impresa non hanno responsabilità dirette allora lo Stato, come è giusto che sia in un modello di welfare europeo, interviene con aiuti (visto che ne il cittadino ne altri hanno responsabilità oggettive nel danno subito).
I limiti di questa proposta? Se per accertare le responsabilità servono tutte e tre i gradi di giudizio.... ci vogliono 20 anni per cui addio recupero dell'esistente!
Ecco che è più facile allora per lo Stato dire "Ragazzi io mi scanso, arrangiatevi voi". Ma con la tassazione a cui siamo soggetti forse questo non è proprio corretto, o sbaglio?
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