sabato 18 gennaio 2014

Renzi+Excel = REnxcel, ovvero quando l'alfabetizzazione diventa innovazione

Ieri sera alle "Invasioni barbariche", ospite di Daria Bignardi, il segretario PD Matteo Renzi ha fatto vedere di saper usare un computer, cliccando per aprire un foglio Excel e compilarne le celle.
L'idea della scenetta nasce da un'intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui Renzi dice che "il patto di coalizione deve stare in un foglio Excel" (link).
L'intervistatore del Corriere a questa affermazione risponde chiedendo "Spiega anche a noi over 39 che cosa sia un file Excel?". Renzi illustra quindi la sua idea di mettere in caselle cosa fare, chi lo deve fare ed entro quando va fatto (in azienda la chiamerebbero programmazione, o pianificazione, e sarebbe normale farla, strano che chi la propone per il governo di una nazione appaia innovativo, ma tant'è...).
Da qui tutta la scenetta su LA7 con i risvolti simpatici sui siti di news in cui si titola stupiti che "Renzi sa usare Excel!".
Oggi voglio fare il "rompiballe" perché mi fa venire l'orticaria sentire queste cose... e cerco di spiegarne il perché.

Ho iniziato a tenere corsi di alfabetizzazione informatica nel 1997 con l'Associazione Genitori di Desenzano nell'ambito del Progetto ONDE. Tenevamo corsi per genitori ma anche per anziani del centro sociale, usando i computer nella Mediateca cittadina.
In effetti mi sarei stupito se nel 2000 qualcuno mi avesse detto "Ehi sai che Giuliano Amato sa scrivere una mail?". Non mi stupisco invece se la stessa cosa accade nel 2014.
Il politico che si propone per innovare il Paese deve essere padrone di una tecnologia che dalla seconda metà degli anni 90 è diventata uno dei più potenti strumenti di pianificazione utilizzati nelle aziende? Non sto dicendo che debba saper programmare in VBA, ma aprire un programma e scrivere dentro le caselle... lo posso pretendere o no? 

Perché mi dovrei stupire se un politico che mi propone un'agenda digitale per il Paese scrive da solo le sue email, invece di vergarne su carta pergamena con penna e calamaio la brutta copia da passare  poi alla segretaria per la trascrizione? Questo lo poteva fare Giolitti, ma non me lo aspetterei da Obama.
Perché lo stesso politico che non sa pronunciare Google (Berlusconi e Gogol) o si fa scrivere i tweet dai collaboratori (salvo poi fare cavolate e dare a loro le colpe, si veda il caso Boccia-F35) è quello che non sa quanto mi costa il gasolio o che su un hard-disk da 2 TB pago una corposa "tassa SAIE" anche se non piraterò mai nulla ma soltanto salverò i miei documenti di lavoro.
Ecco, il Paese che a gennaio del 2014 si stupisce se un politico e amministratore locale sa usare un computer è lo stesso che osteggia Google e Amazon vedendoli come il male a prescindere, è lo stesso che non vuole i pagamenti tracciati e che applica l'IVA al 22% sugli ebook non considerandoli dei libri veri (su cui si paga il 4%).

Se siamo un paese in buona parte senza una copertura internet decente, in cui le fatture vanno stampate e archiviate in formato cartaceo per 10 anni e in cui la raccomandata (con coda in posta, viaggio del postino e compagnia bella) sono la normalità, abbiamo oggi capito perché: usare Excel è un elemento di innovazione e che desta stupore.
Chissà se oggi il sommo poeta Dante ci farebbe un post sul suo blog oppure sceglierebbe un tweet:
Ahi serva Italia, di dolore ostello,nave sanza nocchiere in gran tempesta,non donna di province, ma bordello!
Di sicuro dovrebbe scartare l'idea di riscrivere la Divina Commedia in e-book: rischierebbe che l'IVA al 22% ne faccia aumentare troppo il costo!

P.s: ho tralasciato, volutamente, due commenti tecnici sulla vicenda REnxcel che qui riassumo. Primo, Excel (e il segretario devo ammettere che lo dice nell'intervista) è un foglio di calcolo, quindi serve per calcolare, analizzare, graficare e gestire dati e informazioni. Non è una pagina bianca con tante colonnine già pronte, come qualcuno crede. Se vuoi solo la tabella vuota da compilare scrivendoci dentro puoi usare benissimo Word, che è appunto un elaboratore di testi. Secondo, la Bignardi dice che da Renzi si aspetterebbe un utilizzo di OpenOffice, dando per scontato che open sia meglio. Partiamo dal fatto che ognuno deve usare il software con cui si trova meglio e che sia in grado di aumentare e ottimizzare la propria produttività, e non scegliere questo o quel programma perché "fa figo". Excel nella suite Office costa 135 euro, ma per esempio il suo equivalente per Mac, Numbers, costa 17,99 euro. Quindi non stiamo parlando assolutamente di cifre fuori portata anche nei software proprietari, come invece qualcuno potrebbe pensare, ed è per questo che molte aziende preferiscono continuare ad utilizzarli piuttosto di passare all'open. 

Qui il link all'intervista integrale sul LA7, la scenetta su Excel inizia al minuto 22.

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