venerdì 31 agosto 2012

Non esistono tecnici non politici... è evidente.

"Abbiamo deciso di chiamare un tecnico al posto di un politico per risolvere i problemi".
Perchè questa affermazione è sbagliata oltre che menzognera, a mio avviso?
Secondo me per tre motivi: l'opportunità, la necessità e la rappresentatività.
Un tecnico viene chiamato a fare il lavoro di un politico quando il politico si tira indietro, ammette di non essere in grado di assolvere al mandato ricevuto e quindi chiama un soggetto terzo in aiuto. Ma l'opportunità rende il tecnico un politico, in quando lo colloca dove erano seduti politici e dove sederanno politici. E sempre che non ci si trovi bene, e magari decide di restare. E quindi trasformarsi poi in un "poli-tecnico" (e non mi riferisco all'ateneo milanese).
La necessità di chiamare un tecnico a fare il lavoro di un politico fa chiedere agli elettori se magari non sia meglio lasciare a casa quel politico, al prossimo giro. E quindi via tutti i partiti a prendersi il merito o la paternità dell'operato del tecnico, trasformando il suo operato in un'azione politica a tutti gli effetti.
Infine la rappresentatività: il tecnico in una democrazia parlamentare deve passare le proposte al vaglio degli organi democratici. Quindi se le sue proposte sono troppo tecniche finiscono bocciate... dagli stessi politici che hanno messo in quel posto il tecnico.
Ecco perché, a mio parere, nel nostro paese, in cui non ci stupiamo nel trovare figure tecniche che si sono guadagnate il posto per meriti politici, dovremmo meravigliarci nel trovare politici che si sono guadagnati il posto per meriti tecnici.
Quale può essere la strada da seguire, allora? Eleggiamo direttamente i nostri rappresentanti, non importa se siano catalogati come tecnici o politici (nessuna delle due qualifiche esclude l'altra!).
E aspettiamo che vengano sul territorio, nella piazza o al bar a rendere conto del loro lavoro.
Risolveremmo anche in parte il problema dell'astensionismo: se vuoi che Tizio di rappresenti, vai e lo voti. Ed è ben diverso che fare una X su un simbolo dietro cui ci sono nomi sconosciuti.
Sarebbe proprio un ottimo esempio di democrazia diretta.

1 commento:

  1. Concordo con te Lu. Nel momneto in cui si ricopre una carica politica (cioè un ruolo istituzionale elettivo) si fa politica. Poi uno può essere scelto per le competenze tecniche ma bisogna essere dei politici, ovvero avere la capacità di convincere le persone e avere un idea di paese e di società in testa, non necessariamente un idea alternativa a quella dominante ma anche banalmente conservativa. P.S. sulle rappresentatività son d'accordo con te. La legge elettorale per i parlamentari sarebbe semplicissima se fosse un maggioritario uninominale secco. Ma da proibire assolutamente è la candidatura in più circoscrizioni.

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